La Psicologia Scientifica

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Ogniqualvolta una teoria ti sembra l’unica possibile,
prendilo come un segno che non hai capito né la teoria
né il problema che si intendeva risolvere.
Karl Popper

La Psicologia è una disciplina scientifica che mira a comprendere come funziona l’uomo, in base alle sue capacità cognitive, emotive, relazionali. Per far ciò studia il suo comportamento ed i suoi vissuti sia rispetto a se stesso, sia agli altri esseri umani ed alla società nel suo insieme; si rapporta quindi ad altre discipline che studiano l’uomo da differenti prospettive come la neurologia, la biologia, l’antropologia, la sociologia, la psichiatria, la medicina, la filosofia, ecc.

Nel suo momento applicativo, ovvero nella pratica professionale, è una disciplina volta ad utilizzare le conoscenze e le competenze acquisite in sede scientifica per offrire al suo utente strumenti per comprendere e modificare il proprio funzionamento mentale, che si tratti di una valutazione, una progettazione educativa, una psicoterapia, del cambiamento in alcuni ambiti di personalità, della cura per una malattia mentale, di migliorare la prestazione sportiva o lavorativa, o altro.

La laurea in Psicologia prevede 5 anni di studio universitario, più un tirocinio post lauream di un anno, più un esame di stato di abilitazione. Per esercitare poi la professione bisogna iscriversi al relativo Ordine professionale, che prevede un codice deontologico e norme utili a tutelare il cittadino ed il professionista. Per esercitare la Psicoterapia, disciplina specialistica, bisogna frequentare un corso quadriennale di specializzazione, successivo alla laurea, e risultare infine idonei.

I vari modelli di Psicologia

Nel panorama della psicologia contemporanea esistono varie linee di tendenza e di appartenenza e mi soffermerò qui per esigenze di sintesi solo su quell’ambito della Psicologia che si dedica alla clinica, cioè al funzionamento dell’uomo nel rapporto tra salute e malattia, nell’ottica del potenziamento delle capacità umane, sia nei singoli individui che nei gruppi di convivenza.

Nel percorso di “evoluzione scientifica” della disciplina, la Psicologia è nella fase che si definisce di “scontro dei modelli”, ci sono cioè idee diverse che spiegano talvolta in modo diverso lo stesso fenomeno o che chiamano con lo stesso nome fenomeni in realtà differenti, pur essendo sia le une che le altre pienamente scientifiche. Prospettive diverse che a volte collaborano, a volte entrano in conflitto. Tutto ciò può disorientare l’utente e ci fa perdere sicuramente opportunità dato che le contrapposizioni, come le guerre, generano di solito molti orfani; ma bisogna rispettare i tempi della storia che con le sue evoluzioni si dipana e considerare che la Psicologia, con i suoi cento e più anni di vita ufficiale, è una disciplina vasta e relativamente giovane rispetto alla complessità della materia che studia, l’uomo, ed alle sue giuste pretese di oggettività scientifica.

Da un lato abbiamo coloro che appartengono ad uno dei principali modelli storicamente e scientificamente accreditati: la Psicodinamica (con le sue correnti freudiana, klainiana, junghiana, lacaniana, bioenergetica, ecc.), la Sistemico Relazionale, la Cognitivo-Comportamentale, la Umanistica (con le componenti gestaltiche e rogersiane), la Fenomenologico-Esistenziale. Mi scuso con gli autori che necessariamente ho dovuto tralasciare per esigenze di sintesi e con i colleghi che fanno loro riferimento. Ciascuno di questi modelli oltre alle proprie diramazioni interne, tra ortodossia ed innovazione, oggi allarga i propri orizzonti e cerca punti di contatto con i concetti fondanti degli altri modelli; nessuno più, per fortuna, si barrica univocamente nella propria visione autoriferita.
Dall’altro lato abbiamo i modelli integrativi, tentativi di varia natura e forma per cominciare a superare i modelli classici ed integrare gli apporti che provengono dalle varie correnti su esposte. In questo filone abbiamo un’anima eclettica ed una integrativa. Nella prima non si pone tanto l’accento sulla coerenza dell’articolazione delle tecniche, dei concetti e dei modelli cui esse fanno capo e da cui traggono origine; si lascia al singolo professionista l’onere e la responsabilità di evitare incoerenze e improvvisazioni ingiustificate. Ciò che conta è che l’intervento funzioni. Nella seconda anima, quella integrativa, si pone un importante accento sulla necessità di costruire un meta-modello teorico di riferimento logico e coerente che consenta l’integrazione dei modelli e delle tecniche differenti, cosa che permette l’inclusione di alcuni concetti ma prevede l’esclusione di altri.

La mia scelta

Provengo da una prima epoca formativa in cui la Psicodinamica era il cuore dei miei studi, ho sempre ritenuto però, già allora, che altri modelli proponevano cose molto interessanti, non contemplate in essa, né in quella classica né in quella moderna. Successivamente ho scelto un modello di formazione di tipo integrativo, con un meta-modello di riferimento ben definito, il Modello Strutturale Integrato del dott. Giovanni Ariano. Ritengo tale modello e la “valigetta degli strumenti” in esso contenuta, il più adatto a me ed al mio lavoro. Con essi mi muovo bene e sento di riuscire ad aiutare le persone che si rivolgono a me. Ma oggi come allora, ciò non mi impedisce di essere curioso e rispettoso di ciò che è diverso, di ciò che proviene dai colleghi di altra  appartenenza; la mia formazione è ancora aperta ed in divenire tutt’oggi. Anzi ritengo che tale modello mi aiuti e mi supporti molto nell’incontro con tali feconde diversità.
Sono molto grato al dott. Ariano ed ai vari Didatti della SIPI (Società Italiana di Psicoterapia Integrata) che ho potuto conoscere per le cose che mi hanno insegnato e per l’esempio di serietà, impegno e competenza.

Una nota dolente

Un’ultima parola, in questa panoramica introduttiva, sulla Psicologia per come viene talvolta recepita nella nostra società. A fronte di un fecondo e serissimo impegno degli psicologi nelle sedi scientifiche e professionali, cosa che fa progredire la nostra disciplina, con pubblicazioni che talvolta girano tutto il mondo, ritengo non vi sia un analogo impegno costante e serio da parte di taluni colleghi nei luoghi istituzionali della Psicologia e nei mezzi di comunicazione di massa. L’utente può restare deluso o infastidito da tali proposte e vorrei che non confondesse la Psicologia, un tempo giovane sconosciuta, oggi buona e bella compagna, con la scadente “tuttologia” spesso mostrata al grande pubblico.
Mi scuso per questa breve nota polemica, ma per chi è appassionato fa male vedere un fiore straziato, snaturato e svenduto così male. E mi dispiace che molte persone siano confuse da questa falsata immagine.

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